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Serbia vino reportIl Mercato del VINO in SERBIA
Report 2024


Formato: PDF
Prezzo: Euro 36
Codice prodotto: SER24REP
Pagine: 54
Stato: disponibile

Indice: Dati generali - Rischio paese - Quadro macroeconomico - Il mercato del vino: caratteristiche principali - La produzione nazionale - Import-Export di vino - Consumo - Dati e statistiche - Normativa di settore - Norme sull’importazione di vino e bevande alcoliche  - Tariffe e barriere doganali - Etichettatura prodotti - Distribuzione commerciale - Canali di vendita del vino - Catene della Gdo (grande distribuzione organizzata) - Settore Horeca (Hotel restaurant and catering) - Negozi specializzati - Formazione dei prezzi  - Comportamento dei consumatori - Tendenze e prospettive - Strategie di entrata nel mercato serbo - Fiere di settore - Mass media di settore - Indirizzi utili.

 

 

 Serbia vino databaseIl Mercato del VINO in SERBIA
Database 2024

Formato Excel
Prezzo: Euro 24
Codice prodotto: SER24DB
Numero riferimenti: 78
Stato: disponibile

Elenchi, in formato Excel, completi di: nome, ragione sociale, tipologia commerciale, indirizzo, città, telefono, fax, sito web, e-mail, altri dati e informazioni utili di: Importatori - Distributori - Grossisti - Catene della Gdo (Grande distribuzione organizzata) - Operatori settore Horeca - Negozi specializzati al dettaglio e online - Ristoranti di cucina italiana

 

 

 

 

Il MERCATO del VINO in SERBIA  Report + Database a soli Euro 48
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IL MERCATO DEL VINO IN SERBIA
(Breve introduzione)

 

La Serbia ha circa 7 milioni di abitanti con un reddito pro capite attorno agli 8.000 Euro l’anno. Ha un’economia ancora molto debole dopo gli sconquassi seguiti allo sfaldamento della Jugoslavia e alle successive guerre balcaniche, oltre al fatto di subire le conseguenze negative della recessione nell’Unione Europea.
In Serbia si produce molta uva, ci sono circa 56.000 ettari vitati e anche una discreta quantità di vino. La produzione vinicola per quanto abbia tradizioni che risalgono all’epoca della dominazione romana, si è sviluppata soprattutto nel corso del XIX secolo, quando la Serbia esportava vino anche di un certo pregio persino verso la Francia e la Germania.
Le due grandi aree di produzione si concentrano nella Serbia centrale e nella provincia settentrionale della Vojvodina.
Dopo la Seconda guerra mondiale, con la nascita della Federazione Jugoslava e dell’introduzione di un regime socialista, nacquero grandi aziende statali anche nel settore vinicolo.
Negli anni Novanta, dopo la dissoluzione della Jugoslavia, il periodo delle guerre balcaniche e infine la guerra della Nato contro il regime ultranazionalista di Milosevic, l’industria vitivinicola serba ha conosciuto un forte declino. In quel decennio il tracollo dell’intera economia del paese, la mancanza di investimenti, la mancanza di una legislazione adeguata, i processi confusi e pasticciati di privatizzazione del settore, portarono a un crollo della produzione vinicola e dei consumi di vino, sostituiti da altre bevande come la birra e il rakija, una sorta di grappa locale.
Negli ultimi anni il governo serbo ha intrapreso iniziative per frenare questa caduta della produzione nazionale e per incentivare il miglioramento della qualità dei vini prodotti nel paese. Sono state introdotte nuove normative, ispirate a quelle dei paesi dell’Unione Europea, per regolamentare tutto il settore della produzione vitivinicola e sono stati avviati programmi per favorire la coltivazione di vitigni autoctoni. In effetti nell’ultimo decennio sono emerse anche alcune piccole aziende, per lo più a gestione familiare, che hanno cominciato a produrre vini di qualità superiore.
La produzione nazionale si concentra in prevalenza sui vini bianchi il 64% del totale, mentre quelli rossi rappresentano il restante 36%.
Una parte della produzione viene esportata prevalentemente verso la Federazione Russa, i paesi confinanti e poi Germania, Austria, Repubblica Ceca, Francia.
Per ciò che riguarda le importazioni, il valore annuo ammontava, nel 2019, a circa 30 milioni di Euro, si tratta quindi di un mercato piccolo. La gran parte delle importazioni provengono dai paesi limitrofi (soprattutto le ex repubbliche della Federazione Jugoslava): Macedonia, Montenegro, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina.  I vini importati da questi paesi sono avvantaggiati dalla prossimità geografica, dal prezzo molto economico e dalla conoscenza che i consumatori hanno di quelle tipologie di vini. Si tenga presente che Macedonia e Montenegro coprono, da soli, l’81% delle importazioni serbe in volume, anche se da queste nazioni si importano soprattutto vini sfusi che vengono poi imbottigliati nel paese. Seguono Italia e Francia, anche se l’export italiano, complessivamente, era in valore, nel 2019 attorno ai 3 milioni di Euro. Poi ci sono alcuni segmenti come quello degli spumanti nel quale paesi come la Francia hanno una posizione leader con una quota di mercato in valore del 50% circa.
Va ricordato comunque che per ciò che riguarda le importazioni dall’Unione Europea, esiste un Accordo bilaterale, tendente alla riduzione delle tariffe doganali, che consente l’esportazione a tariffa 0 di vino dai paesi dell’UE sino a una quota di 2.500.000 litri annui. Superata questa quota si applicano tariffe ancora abbastanza elevate.
In prospettiva tutti gli analisti ritengono che esistano buone possibilità di sviluppo di questo mercato in Serbia: è un paese dove la cultura del vino è comunque diffusa, i consumi pro capite sono di circa 11 litri annui, anche se nelle aree rurali è molto diffuso l’autoconsumo che sfugge alle rilevazioni statistiche, per cui il dato è sicuramente calcolato per difetto, il paese ha presentato richiesta di adesione all’Unione Europea, se i redditi medi cresceranno nei prossimi anni anche i consumi di vino dovrebbero aumentare. I vini italiani potrebbero inoltre beneficiare del fatto che nel paese si stanno diffondendo i ristoranti di cucina italiana e aumenta l’apprezzamento per la nostra cucina.

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